Maggio 3, 2023 0 Comments

Per far fronte all’attuale crisi energetica, con gli importanti rincari dei costi dell’elettricità e del gas, potrebbe diventare opportuno ricorrere all’autoproduzione da parte di condomini, imprese, associazioni, ecc. Si parla, quindi, di Comunità energetiche rinnovabili, CER, che faticosamente stanno decollando anche in Italia su impulso dell’Unione europea.

Con il decreto Milleproroghe 162/2019 è stata promossa in Italia la legge sulle comunità energetiche, che ha riconosciuto le Comunità anche nel nostro Paese ed  ha recepito la Direttiva europea RED II 2001/2018, che riconosce valenza giuridica alle associazioni ed introduce la figura del produttore/consumatore di energia: da consumatori passivi, legati a un solo fornitore di energia, a consumatori attivi e produttori; questo è il passaggio che le Comunità vogliono promuovere.

La Comunità energetica prevede il coinvolgimento di una serie di soggetti privati e/o pubblici, i quali costituiscono un ente legale, che scelgono di produrre energia elettrica pulita, autoprodotta e condivisa attraverso fonti rinnovabili come gli impianti fotovoltaici, a prezzi accessibili ai propri membri.

In un periodo in cui si discute molto di dipendenza energetica dall’estero, le comunità energetiche rinnovabili rappresentano delle soluzioni relativamente nuove che si stanno facendo strada; si tratta di un’opportunità che permette di migliorare l’impatto ambientale dei singoli e della collettività, di ridurre i costi in bolletta, contribuire allo sviluppo di reti energetiche sostenibili e accedere agli incentivi per l’energia condivisa.

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Comunità energetiche: cosa sono

La comunità energetica è un’associazione tra cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni locali o piccole e medie imprese che decidono di unirsi con l’obiettivo di dotarsi di impianti per la produzione, l’autoconsumo e la condivisione di energia prodotta da fonti rinnovabili.

In sostanza due o più soggetti si mettono insieme al fine di produrre energia che può essere auto-consumata, scambiata e, in casi di surplus, ceduta alla rete. La produzione di energia elettrica determina il beneficio di incentivi e la cessione di energia viene pagata ai prezzi di mercato; questo grazie all’entrata in vigore del decreto-legge 162/19 (articolo 42 bis) e dei relativi provvedimenti attuativi, quali la delibera 318/2020/R/eel dell’ARERA e il DM 16 settembre 2020 del MiSE.

I soggetti partecipanti

I membri delle Comunità energetiche sono, quindi: persone fisiche, piccole e medie imprese (PMI), enti territoriali, autorità locali, amministrazioni comunali, enti di ricerca e formazione, enti religiosi, enti del terzo settore, associazioni.

Ciascun partecipante è membro o azionista, è un cliente finale intestatario di un’utenza, di una bolletta energetica e di un codice POD; tutti devono essere collegati a punti di connessione ubicati su reti elettriche sottese alla stessa cabina primaria.

Per le imprese private la partecipazione alla comunità energetica non deve costituire l’attività commerciale e/o industriale principale.

Scopo e obiettivi

Lo scopo è quello di ottimizzare la gestione energetica e renderla più efficiente; l’obiettivo è, quindi, quello di arrivare ad autoprodurre, auto-consumare e condividere (ad esempio nei condomini e nelle aziende) l’energia.

Le Comunità si prefiggono, quindi, obiettivi:

  • ambientali, energia rinnovabile, in genere fotovoltaica;
  • sociali, condivisione di risorse e lotta alla povertà energetica;
  • economici, riduzione delle bollette.

L’impianto

La comunità energetica produce energia ed alimenta le utenze dei suoi partecipanti attraverso uno o più impianti di produzione energetica rinnovabile, installati in prossimità delle stesse utenze che dipendono dal suo/loro funzionamento.

Gli impianti possono essere:

  • nuovi o già esistenti;
  • potenziati o adeguati;
  • di proprietà di uno o più membri della comunità energetica o di enti terzi.

Possono essere inclusi gli impianti rinnovabili costituiti prima del 15 dicembre 2021 (in misura non superiore al 30% della potenza complessiva della comunità energetica); sono esclusi gli impianti ibridi.

Gli ultimi aggiornamenti normativi in materia prevedono che l’impianto oggetto delle agevolazioni debba essere di nuova costruzione, la potenza complessiva non deve superare 1 Mw (in precedenza era di 200 Kw) e l’impianto deve essere connesso alla rete elettrica attraverso la stessa cabina primaria (corrispondente territorialmente a circa tre o quattro comuni oppure due o tre quartieri di una grande città) sulla quale insistono anche tutti gli iscritti alla comunità energetica, utilizzando la stessa cabina di trasformazione per il prelievo e la cessione dell’energia elettrica con la rete.

Come si forma una comunità energetica

Ecco gli step da seguire per fondare una Comunità energetica:

  1. creazione di un soggetto giuridico (un’associazione, una cooperativa, ecc.) che rappresenti i futuri soci della comunità (persone fisiche, piccole o medie imprese, enti territoriali, amministrazioni pubbliche locali);
  2. individuazione dell’area in cui installare l’impianto (o gli impianti) di produzione, che si deve trovare in prossimità dei consumatori stessi (non è necessario che l’impianto sia di proprietà della comunità; può essere messo a disposizione da uno solo dei membri partecipanti o più di uno, se non addirittura da un soggetto terzo);
  3. installazione da parte di ogni membro della comunità di uno smart meter, ossia un contatore intelligente che riesce a rilevare in tempo reale le informazioni sulla produzione, l’autoconsumo, la cessione e il prelievo dalla rete dell’energia.

I vantaggi

Molteplici sono i vantaggi delle CER, dal risparmio in bolletta per gli associati: oltre a non dover pagare l’energia prodotta dai propri impianti, le comunità energetiche ricevono un incentivo statale per ogni kilowattora prodotto (condiviso tra i membri della comunità) fino alla riduzione di emissioni inquinanti. In dettaglio:

  • bollette più basse: più energia si autoconsuma, minori sono i costi delle componenti variabili della bolletta. Ogni membro della comunità mantiene il contratto con il proprio fornitore di energia elettrica, al quale paga la tradizionale bolletta; in compenso, riceve periodicamente dalla propria comunità un importo per la condivisione dei benefici a favore della stessa. Non essendo tassato, tale compenso si trasforma in una riduzione di bolletta;
  • costi più bassi e incentivi più alti: aderendo a una CER si ha la possibilità di ottenere le detrazioni fiscali sugli impianti fotovoltaici, che aumentano fino al 110% se si accede al Superbonus. Inoltre, il GSE applica tariffe speciali per 20 anni sull’energia condivisa;
  • benefici per l’ambiente: si evita di produrre energia da fonti fossili e si riduce l’utilizzo di inquinanti e climalteranti.
  • consapevolezza sociale: consolida il concetto di condivisione e di responsabilità sociale

 

Per maggiori approfondimenti puoi scaricare il vademecum Enea “La Comunità energetica“.

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